Due Passi Oltre il Limite - Dibattito - Parte 5

Due Passi Oltre il Limite - Dibattito - Parte 5

“E' ESTREMAMENTE DIFFICILE IMMAGINARE LA VITA SENZA LE PRINCIPALI ISTITUZIONI SU CUI L' UMANITA' SI E' SEMPRE BASATA FIN DALLE ERE PIU' SCONOSCIUTE E IN CUI SI E' FORMATA ED HA PROGREDITO, IN PARTICOLARE MI RIFERISCO, ALLA FAMIGLIA, COME SI PUO' IMMAGINARE L' ESISTENZA SENZA L' INTIMITA' , L' AMORE, E LA PROTEZIONE CHE NE DERIVANO, COME SI PUO' PENSARE ALLA CRESCITA DEL FIGLI SENZA L' AMOREVOLE FIGURA DEI GENITORI ?“

LA FAMIGLIA

Riteniamo la famiglia tradizionale un fattore estremamente negativo, sia per l' individuo che per la collettività.
Essa non è altro che un piccolo Stato col suo capo, le sue frontiere, le sue regole, i suoi principi.
Milioni di piccole frontiere costituiscono svariate probabilità di discordie, di rivalità, di gelosie. Questi piccoli Stati sono spesso basati su Sistemi dittatoriali, dove il capo- famiglia funge da dittatore, ed è colui che in casa fa il buono e il cattivo tempo, a secondo del suo carattere che gli altri devono subire, impone egoisticamente il proprio volere senza tener conto, il più delle volte, dei desideri degl' altri. Ciò che piace a lui deve piacere a tutti, trovando nell' autoritarismo coi propri famigliari uno sfogo che spesso non trova all' esterno.
Dittatura, democrazia o anarchia, la famiglia è totalmente dipendente dalle regole vigenti in essa e da chi la dirige ne dipende il destino: Ricchezza o povertà, pace o guerra, regole morali, educative, tutto dipende da chi e da come viene gestita.
Il “ capo “ può essere un discreto o buono statista, ma può anche essere un irresponsabile e in quel caso le conseguenze sono disastrose. Pertanto, chiunque è autorizzato a costruirsene una, non occorrono esami di sorta, ne preparazioni di alcun genere, anche se dalla loro capacità e dalla loro moralità, ne esce marchiata la loro prole.
E' solo questione di fortuna nascere da genitori colti o ignoranti, buoni o cattivi, ricchi o poveri, rispettuosi delle leggi o delinquenti. Chi ha la fortuna di nascere in una famiglia colta e ricca, le due cose vanno spesso insieme, avrà una casa più bella, più sana, ed è più curato, imparerà ad esprimersi meglio e ne sarà più avvantaggiato anche nella scuola, come lo sarà più tardi nella sua vita. Tutti buoni motivi per sentirsi poi superiore agl' altri.
Per chi invece nasce povero, non può sfuggire al destino di conoscere ben presto mille difficoltà e umiliazioni, sia negli studi che più tardi nella carriera intrapresa, per il fatto che non può ricevere gli stessi aiuti sia nello studio che nell' inserimento sociale, né potranno nel domani avere le stesse opinioni sociali e politiche.
Dai loro ceti sociali, dalle tanto culture tanto diverse l' una dall' altra le famiglie “ sfornano “ in continuazione dei futuri avversari già predestinati o al dominio o alla sottomissione. Avversari perchè ogn' uno sarà portato a difendere quella linea, quella concessione del bene e del male, del giusto e dell' ingiusto percepita nei loro ambienti.
Le estreme diversità ambientali e culturali in cui crescono i bambini, rendono difficile la convivenza, la comprensione, il dialogo.

E' UN PESANTE FARDELLO ECONOMICO

Vi è poi da considerare anche un fattore economico. Se prendiamo ad esempio una città di trecentomila abitanti con nuclei famigliari composti in media da tre – quattro persone, dove ogni mattina, sessanta – settanta mila donne escono di casa per fare la solita spesa, spendendo in media, supponiamo, trenta euro per comprare almeno l' indispensabile, cioè pane, latte, verdure, carne, spendono già una somma di oltre due milioni, di euro, moltiplichiamo questa somma per cinquanta milioni di abitanti e vediamo che solo per il cibo giornalmente vengono spese cifre impressionanti a queste, ne aggiungiamo poi tante altre, come il vestiario, le bollette dei consumi ecc. Alle spese dei pasti aggiungiamo poi il combustibile consumato da milioni di fornelli per la preparazione del cibo, le ore lavorative delle donne tra i detti fornelli, le ore perse nei mercati o nel riordinare la casa, l' immenso consumo di detersivi che comporta il riassetto delle cucine e ancora i consumi di beni alimentari che avvengono nell' impiego di milioni di piccoli focolai, preparati a volte con carenza di mezzi o di tempo e che per motivi di igiene o di incompetenza fanno più male che bene, per non parlare dell' inevitabile spreco di cibi avanzati e gettati nel pattume. Proviamo a trarne una prima somma e vediamo che le famiglie comportano un passivo economico da capogiro, tenendo presente che questi sono dei calcoli astratti nel solo campo alimentare.
Milioni di donne la cui esistenza è esclusivamente dedicata alla cucina, alla casa, ai figli. Sono milioni di persone che vivono passivamente e improduttive pur sgobbando e faticando tutto il giorno. Esse permangono parassite alla collettività pur conducendo una vita servile e oppressa.
Certo, col progresso è arrivata “ l' emancipazione “ della donna che ha ottenuto così “ l' uguaglianza dei sessi “, infatti ora è in grado di svolgere qualsiasi lavoro alla pari dell' uomo, solo che i lavori domestici restano sempre di sua competenza, in modo che, con la sua evoluzione gli si è raddoppiata la fatica, costretta il più delle volte, a svolgere i lavori di casa più pesanti, il sabato e la domenica.
Così organizzati si è ridotta l' esistenza ad un estenuante e interminabile lotta, il cui fine è la sopravvivenza, vivendo così per lavorare e non lavorare per vivere. Un tale ritmo di vita assorbe ogni forza fisica e psichica, svuotando gli esseri di ogni loro energia man mano il corpo la produce, privando di qualsiasi possibilità costruttiva o inducendo a limitarne ogni spreco che non concerni il lavoro con inevitabili ripercussioni sull' intimità famigliare e sui rapporti sessuali, ridotti in maggior parte dei casi ad abituali contatti del sabato sera o della domenica.

DIFFICILI COMPATIBITA' DI CARATERE

Non è poi raro che nelle coppie subentri il disaccordo, le incomprensioni, le intolleranze e in quei casi, alle fatiche si aggiungono le ferite morali che si infliggono a vicenda, quando prevale una parità di dominio, o la sottomissione per chi si lascia dominare.
Alle liti, alle preoccupazioni non mancano i casi di “ tradimenti “, di cattive abitudini o vizi intolleranti, non mancano i dispetti, i puntigli, le angherie, se non addirittura le percosse.
Sono tanti i motivi per cui si può arrivare al disaccordo, anche se durante in periodo di “ prova “ o di fidanzamento tutto appariva concordare coi propri gusti.
I motivi apparenti sono solitamente di ordine finanziario, educativo dei figli, o sessuale. Ma i motivi reali sono ben altri: sono le diverse educazioni ricevute, i diversi ambienti dai quali provengono e la impreparazione ad assumersi certe responsabilità.
Col matrimonio comincia poi tra i coniugi, una reciproca sorveglianza nel timore che l' uno dia ad terzo un bene che gli appartiene di diritto. Chi dei due trasgredisce alla regole del “ sei mio, mi appartieni “, da il diritto all'altro di condannarlo. Col disaccordo, le coppie legate a vita da regolare contratto, si rendono mutualmente la vita caotica. I legami che li costringono a permanere assieme, si trasformano in strumenti di tortura che li marcano in ogni caso: separarsi, divorziare o continuare la vita in comune, rappresenta sempre un dramma che non risolve gran che, anzi, talvolta aggrava la situazione.
E' un dramma sopratutto per i figli, i quali, spettatori innocenti, pagano essi stessi gli errori dei genitori e sopratutto quelli della Società che così li ha formati. Le parolacce, le scenate, le minacce, i dispetti, questi sono gli ambienti in sono allevati i figli.
I genitori contagiano i figli dopo esserne a loro volta contagiati.
Sono illimitati gli errori e le stravaganze in cui trascinano i figli, sia nella ossessionante insistenza per farli ingerire i cibi sotto qualsiasi pretesto, convinti che sia quello il modo di dargli forza, bellezza, intelligenza e dimostrazione di affetto, mentre c'è chi li trascura anche nel minimo indispensabile.
Le famiglie, data la loro impreparazione nell' allevarli, e nell' educarli, sono assolutamente inadatte al loro compito. Esiste una leggerezza, una noncuranza da brivido nella preparazione ad essere papà e mamma. Ogn' uno fa d' istinto ciò che gli pare bene o che vedono fare, o che hanno sentito dire dagli anziani, dalla radio o dalla t. v., si lasciano influenzare da annunci propagandistici che assicurano lo sviluppo, salute intelligenza non comuni se si usano i loro prodotti.
Il modo in cui vengono affidati i neonati ai genitori dopo il parto negli ospedali assomiglia al dono di un giocattolo, e alla “ consegna “ viene istintivo chiedere : “ Come funziona ? “.
Nessuno si cura di sapere in che ambiente vivrà, o della preparazione dei genitori ad allevarlo, cosa ben più difficile nella consegna di un' auto per la quale si devono fare vari e difficili esami.
Per alcuni, i figli sono una proprietà privata, per altri un piazzamento, una garanzia per l' avvenire o un bastone per la vecchiaia. Per altri ancora, una compagnia, un giocattolo vivente, o ancora uno strumento attraverso il quale realizzare sé stessi e li sottomettono ai loro voleri, alle loro ambizioni, ai loro stessi comportamenti.

CONDIZIONI AMBIENTALI

Le diversità ambientali in cui si crescono i figli nelle famiglie sono di una diversità allarmante, i casi vanno da un estremo all' altro: dall' iperaftettuosità alla trascuratezza, se non all' abbandono. Chi li tratta da neonati fino dall' età adulta, e chi li tratta da adulti fin dall' infanzia, chi li tiene rinchiusi in casa e chi li lascia vagabondare giorno e notte, mamme traumatizzate dalla loro vivacità mentre altre gli impediscono di comportarsi da bimbo e frenano ogni loro impulso di giocare, di saltare.
Vi sono genitori ipernervosi che reagiscono con violenza ad ogni loro comportamento, altri che hanno la mania delle “ buone maniere “e li bombardano senza tregua con esasperanti insegnamenti di serietà.
Sono poi innumerevoli coloro che differenziano il loro amore tra un figlio e l' altro. Frequenti sono i casi di stupri, di incesti, violenze fisiche o morali, In realtà, è proprio nelle famiglie che avvengono le peggiori deviazioni, i peggiori stupri, i peggiori massacri.
Sottovalutare l' importanza dei disastri psichici e morali derivanti dalle promiscuità dei nuclei famigliari e dalla estreme diversità ambientali, significa mettere a repentaglio il futuro di una Società, significa creare delle ideologie perfettamente contrapposte che più tardi si urteranno dando luogo a contrasti insanabili nel collettivo.
Così concepite, nelle Società si trasmette in continuazione le deformazioni alle future generazioni per poi pretenderne la perfezione.
Timidezza, insicurezza, infantilismo, senso di inferiorità, arroganza, e paranoie di ogni sorta. Tra essi si formano gli “esaltati”, indotti ai peggiori fanatismi, e pericolosi sovversivi in tutti i campi: nello sport, nelle religioni, nella politica, ecc. e saranno più tardi nella vita mal tollerati o di intralcio ad un inserimento sociale, oppure risulteranno dei disadattati, perseguitati o condannati dagli stessi accaniti difensori di tali metodi educativi, che ricorrono poi, con brutale repressione contro gli effetti e i difetti da essi stessi creati.

“CERTO NEL VOSTRO SISTEMA AVETE RISOLTO MOLTE LACUNE CHE ESISTONO NEL NOSTRO, RIMANE IL FATTO CHE NEL RISOLVERE CERTI PROBLEMI NE AVETE CREATI ALTRI, COME QUELLO DI NON AVERE PIU' LA GIOIA PER UN GENITORE DI ALLEVARE I PROPRI FIGLI, LA SCOMPARSA DELLA TRADIZIONALE FIGURA DEL NONNO, LA IMMANCABILE FIEREZZA DI GESTIRE E SPENDERE DEL DENARO A PROPRIO PIACIMENTO DOPO AVERLO CON FATICA GUADAGNATO, QUELLO DI CONSERVARE LE COSE PROPRIE, DI TRAMANDARLE AI FIGLI“.

“Sotto questo aspetto, i componenti di una Società quale la nostra vengono privati dei grandi amori famigliari, ma anche dai grandi dolori, dalle grandi preoccupazioni, dai grandi sacrifici come dalle grandi responsabilità.
I figli, fin che sono piccoli, se sono sani, comportano un continuo timore che gli succeda qualcosa, però, quando tutto va bene si è ricambiati nell' affetto fornitogli. I problemi cominciano quando sono più cresciuti e non ubbidiscono più alla lettera, quando cominciano a contestare, a pretendere, ad esigere una loro indipendenza, una loro personalità, pur rimanendo dipendenti per quanto riguarda il totale mantenimento.
Crescendo fisicamente, crescono in autorità competendo con quella esistente, determinando conflitti e rivalità fino al rovescio dei ruoli. I maschi cominciano ad esigere il motorino, poi l' auto, con i pericoli che comportano, se non quando si invischiano nelle droghe, nel bere, nella necessità dello “ sballo “ , con le inevitabili contestazioni con i genitori che non sono più “ aggiornati “ con le nuove generazioni.
Le femmine si vorrebbero tenute più a freno, anche per consegnarle “ intatte “ ad un marito, ma anch'esse desiderano vivere la loro vita.
Come avviene nel regno animale, il maschio dominante, che generalmente è la massima autorità, perde man mano, con l' energia fisica, anche il suo predominio, che trasmigra nei figli con la forza vitale, fino ad invertirne i ruoli di ubbidienza e rispetto che essi stessi hanno imposto, non senza traumi e litigi.
Poi arriva il giorno in cui, in ogni caso, i figli abbandonano la famiglia per formarsene una propria. Il distacco dai genitori avviane più tardi che da noi, ma avviene comunque e gli affetti verso i genitori, quando questi ci sono, a questo punto, sono molto più rilassati,e rivolti più che altro alla nuova famiglia e i pochi legami affettivi che permangono verso gli anziani genitori, non sono sempre disinteressati, perchè possono ancora costituire una garanzia di aiuto e di sostentamento in caso di bisogno.
Proprio come il seme che dedica tutto se stesso al germoglio generato, il ruolo del genitore è destinato a farsi spremere dai figli fino all' ultima energia.
Devono aiutarli nella formazione del fisico e della cultura, devono aiutarli a crearsi un' attività, un' alloggio, una famiglia. Devono aiutarli nelle difficoltà se arrivano dei nipotini, insomma, devono trascorrere la vita nel dare, fin che le risorse fisiche glie lo permettono, oltre a quelle economiche , accumulate spesso a fatica nel lungo andar degli anni con l' intento di custodirle gelosamente per i casi di necessità nella vecchiaia, che spesso, troppo spesso, i figli ne ambiscono il possesso come un ultimo diritto sui genitori e vegliano affin' che la loro “ eredità “ rimanga intatta.
In quell' attesa, non di raro, la vita stessa dei genitori si erge come un muro davanti ai beni attesi, un muro che non si decide a crollare.
Proprio quando arriva la vecchiaia, succede che l' uno dei coniugi muore prima dell' altro e al sopravvissuto non rimangono molte alternative: O rimane triste e solo proprio nel momento in cui ha maggiormente necessità di sostegno e di compagnia, oppure, se viene accettato, si unisce alla famiglia del figlio, dove dovrà ricambiare l' ospitalità con qualche servigio fin che ne avrà le forze e la salute per farlo, dopo di che il “ pacco “ diventa ingombrante e gli si cerca un posto in un ricovero o lo si “ parcheggia “ il più a lungo possibile in un ospedale.
Il rifugio dal figlio o dalla figlia con relativi genero o nuora, raramente è accogliente, essendo egli un corpo estraneo al nuovo nucleo. Privato ormai da ogni autorità, deve allora mantenersi piccolo piccolo e ricambiare in qualche modo fin che ne ha la forza, se vuol essere sopportato con qualche riguardo, spece se conserva ancora qualche bene da lasciare. Deve comunque restarsene buono e tranquillo, attento a non interferire nei fatti della nuova famiglia, anche se a contribuito alla sua formazione.
Si è detto in precedenza che a un certo punto i ruoli di autorità vengono invertiti, ma non è completamente esatto, perchè il padre tollera qualche esigenza del figlio, cosa che il figlio, sopratutto se aissato dalla nuora, non tollera al genitore.
Ecco in cosa si riassume la famiglia classica. Il germoglio prosciuga la linfa vitale del seme che lo ha generato, fino al rigetto nel nulla.
Non credo siano questi dei paradossi. A volte i “ Vecchi “ anno una fine migliore, ma spesso, anche peggiore.
Lasciamo che i germogli crescano indipendenti dai genitori e che acquisiscono le loro energie da mani amorevoli e appropriate, affin'chè i semi conservino i loro diritti e privilegi nella Società.
E' difficile pensare all' attaccamento alla famiglia da parte dello Stato, quando viene lasciata allo sbaraglio nei casi di bisogno, di morte o di imprigionamento di uno dei principali componenti. Si può addirittura pensare che vi sia una generale indifferenza nei loro riguardi se si pensa a quante di loro vengono impietosamente gettate sul lastrico se non dispongono dei mezzi necessari per pagarsi l' affitto, o lasciate languire nell' indigenza, nelle difficoltà più insolubili, e questo, nell' indifferenza di tutti.
Da noi, l' amore per i figli è amore per tutti i figli, perchè essi sono di tutti e in loro è dedicato il nostro amore, la nostra protezione e il nostro futuro, il meglio di noi stessi. Essi non sono una proprietà privata, e non sono sottomessi a nessun padre-padrone, maestro e giudice.
In realtà non abbiamo distrutto la famiglia, ossia, abbiamo distrutto quella già in agonia per crearne una più grande, più protettiva, più serena e sicura, dove i genitori hanno ancora il diritto ad una loro vita, ad una loro libertà, e dove i figli crescono al sicuro senza mega contrasti educativi e ambientali “.

“ PENSATE CHE SIA SUFFICENTE SOPPRIMERE I VALORI DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE PER RISOLVERE I PROBLEMI EDUCATIVI DEI FIGLI ? “

EDUCAZIONE E VALORI UMANI

“ La sfrenata competitività ormai inarrestabile nei vostri Sistemi ha contagiato anche i figli, i quali, sin dai primi contatti di gruppo nelle scuole elementari emerge una rivalità che spesso sfiora la crudeltà verso chiunque dimostri solo un minimo segno di debolezza.
Più che nell' apprendimento, la loro spontaneità è rivolta al confronto estetico, materiale, e sopratutto fisico. Solitamente non è lunga la ricerca del capro espiatorio, quello abbastanza inoffensivo per servire da “materasso “ agli sfoghi dei più baldanzosi per dimostrare in tal modo la propria superiorità ai potenziali rivali.
La malvagità con cui vengono umiliati, sottomessi e derisi i più timidi o deboli è pari solo alla loro inconsapevolezza del male che fanno, a causa di una totale assenza nella loro educazione di una qualsiasi forma di rispetto per coloro meno fortunati. Atteggiamenti che in genere non destano nessuna preoccupazione nei quadri insegnanti, per i quali, tali comportamenti entrano nella norma della loro età e nella norma sociale, ma che invece si tramandano per tutta la vita.
Destano ancor minore attenzione nei genitori dei più aggressivi, che mal celano una certa fierezza per il rampollo che sa farsi rispettare e a stento lasciano qualche dolceroso rimprovero solo nei casi più evidenti.
Né gli uni né gli altri si rendono conto del male che fanno, non solo per un' evidente mancanza di educazione, ma anche per coloro che, destinati a subire le angherie e le violenze dei compagni, ogni giorno di scuola equivale per loro, ad una giornata ai lavori forzati, spinti come sono da autorità inflessibili a penetrare quotidianamente nel “ recinto dei lupi “ pur sapendo di uscirne malconci.
E per costoro la scuola diventa un calvario dal quale ne vedranno la fine come una liberazione, anche se anno ottime capacità di apprendimento, convinti essi stessi della propria vulnerabilità e facilmente arrendevoli in ogni loro iniziativa.
I Sistemi sociali tradizionali sottovalutano l' importanza dell' educazione giovanile che affidano alle singole famiglie, alle scuole o ad enti religiosi, pur essendo questo il compito più importante e il più delicato dei doveri sociali.
Solo un personale altamente qualificato può essere in grado di svolgere tale tale compito, per cui, le famiglie sono assolutamente inadeguate a tale scopo, sia per la loro incompetenza che per le diversità caratteriali e materiali e culturali.
Nelle scuole poi, si bada a propinare gli insegnamenti d' obbligo e la responsabilità degli insegnanti non va oltre. Mentre gli enti religiosi mirano più che altro a fare proseliti per la loro parrocchia e concepiscono l'educazione infantile più che altro in base alla devozione e dedizione al loro credo. Il loro interesse è più spinto a fare un buon membro del loro clan, che a farne un buon cittadino.
Il bagaglio culturale con cui escono i vostri giovani dalle scuole è costituito principalmente da nozioni grammaticali sufficienti per “ piazzarsi “ nella vita col dovuto calcolo del profitto finanziario, perchè il “ farsi una strada “ è più importante del fare un buon cittadino, e la scelta di una carriera determinata in genere da un probabile calcolo di guadagno o dall' influenza famigliare che dalle proprie predisposizioni
Sin dalla più tenera età, devono imparare a vergognarsi di certe parti del corpo e a nasconderle senza che ne sappiano i motivi. Devono sopratutto adattarsi a vivere in ambienti nettamente contrastanti tra quelli famigliari e quelli pubblici, contrasti affettivi ma anche educativi, passando brutalmente da un mondo pieno di buone fatine a quello reale, pieno di aggressività e incomprensioni, Devono, volenti o nolenti, farsi “imbrigliare “ in quel quotidiano monotono e estenuante pendolarismo ereditato dai genitori, che sin dalla più tenera età dovranno continuare per tutta la vita, prima negli asili, poi nella scuola, infine nel lavoro. Devono inoltre apprendere che nascondere il proprio corpo è più importante che assistere a proiezioni televisive dove il sangue scorre a fiumi, e apprendere sopratutto che in questo mondo, i buoni sono stupidi, gli umili sono dei deboli, i timidi sono vili, gli altruisti sono sciocchi, che gentilezza, bontà, generosità e fiducia, sono difetti che intralcerebbero ogni prospettiva di un “ buon piazzamento” nella vita e con quei difetti si esporrebbero alla sudditanza e alla sopraffazione dei più spregiudicati e dei più decisi.
La vostra non è una Società dove l 'amore per i giovani è assoluto, ma è quella che esige dai giovani, più di ogni altra cosa, l' assimilazione con tutte le loro lacune, trascurando l' impegno maggiore che è il comportamento civico nella convivenza: la lealtà, il rispetto delle persone e delle cose, delle idee, della Natura, dell' ambiente, la tolleranza del diverso, del valore della vita.
Come risultato, un laureato può essere un buon ingegnere, un buon professore, ma altrettanto un pessimo padre e un pessimo cittadino. Può capire bene la matematica, ma non capire gli esseri che lo circondano.
Da questo punto di vista, non c'è da stupirsi se le persone, spinte dal calcolo dei profitti, diventano oggetti da combattere o eliminare freddamente quando non comportano il proprio tornaconto, senza escludere anche i propri familiari.
Se queste sono le leggi di sopravvivenza, se il profitto è più importante del giusto e del vero, le università dovrebbero avere come dogma questi principi fondamentali: “ Diffidare di tutti “, “ Non mostrare mai le tue debolezze “, “ Ama il denaro più di tè stesso “.
Dalle sproporzionate differenze educative di base prodotte dalle singole famiglie, si sfornano in continuazione dei deformi che, più tardi, si esalteranno nel riscontro di altre deformazioni e negli eventi della vita, rivelandosi con assensi e dissensi che, a secondo dell' acuità della deformazione si esalteranno fino ai più esasperati fanatismi, contrari o favorevoli, con eccessi pericolosi in entrambi gli estremi, particolarmente nei raduni di masse sovreccitate dalla forza del numero e vicendevolmente aissate le une contro le altre nella più totale perdita di controllo e buon senso.
Gente in apparenza normale che si trasforma, nella propria abitazione, alla guida di un' auto, ad una partita di calcio, in personaggi completamente diversi.
Se nelle scuole non si cerca di capire il valore che possono avere anche quelli meno dotati nell' apprendimento dei loro insegnamenti, quante menti illustre si perdono solo perchè non sono stati capiti? Quanti sono vissuti umilmente con il cervello fossilizzato nell' abbrutimento di un lavoro manuale per scomparire anonimi nell' ignoranza? Quanti doni e scoperte ha perso l' Umanità che li ha ignorati? Quanto è più importante coltivare le menti esistenti anzic' che ripopolare il mondo di analfabeti? .
La cultura diversifica l' Umano dall' animale, la saggezza lo completa. Senza cultura l' Umano è una fonte asciutta, se è parziale crea dei monchi, mentre arricchita e tramandata, costituisce la maggior fonte evolutiva nel progresso e nella prosperità.
Per questo, non è solo un dovere, ma una impellente necessità a cui è dovuta tutta l' attenzione e abnegazione di una Società moderna.